Against the maxi-prison and the world that needs it

2015/06/27

Agli incontrollabili [giugno 2015]

Filed under: Italiano — lacavale @ 10:47
L’ordine deve regnare: è il motto di ogni potere. Il suo ordine lo conosciamo: i suoi massacri alle frontiere, il suo sfruttamento sul lavoro, il suo terrore nelle carceri, il suo genocidio delle guerre, il suo avvelenamento dei nostri polmoni, la sua devastazione di tutto ciò che è bello e libero, la sua ideologia nelle nostre menti e il suo svilimento dei nostri cuori. E a Bruxelles il potere ha fatto un salto di qualità. Si tratti dei negozi per gli eurocrati o dei nuovi loft per i ricchi, degli sbirri che si moltiplicano come conigli o delle telecamere che spuntano come funghi, dei nuovi centri commerciali o del piano urbanistico per rafforzare il controllo, il messaggio è chiaro; l’ordine deve regnare e i poveri, gli esclusi, i clandestini, i criminali, i ribelli, noi, siamo indesiderabili in questa città, buoni solo ad obbedire e a curvare la schiena o a crepare.
Oggi, uno dei progetti-simbolo del potere a Bruxelles è la costruzione della maxi-prigione, la più grande della storia belga. L’ombra delle sue mura e la disperazione delle sue celle minacceranno tutti coloro che faticano per sopravvivere in questo mondo, che non restano nei ranghi imposti da questo mondo, che si ribellano all’oppressione. Un luogo lugubre per segregare gli indesiderabili, coloro che nuocciono alla marcia radiosa dell’economia e del potere; un luogo che rispecchia tutte le strutture in cui si concretizza la violenza del potere, come i Cie, gli ospedali psichiatrici, i commissariati,… — e perché no, i centri commerciali, le istituzioni, le strade delle città diventate vasti annessi di un’enorme prigione a cielo aperto.
Battersi contro questa maxi-prigione è quindi riprendere gusto alla libertà. Impedirne la costruzione significa colpire il cammino del potere verso più controllo e più sottomissione. Sabotarne la realizzazione è aprire orizzonti di lotta che rompono con la rassegnazione che è la migliore alleata dei potenti. Ma noi non siamo né sciocchi né ingenui. Lottare contro la maxi-prigione equivale a dare battaglia a tutto ciò che rappresenta, una battaglia che non si fa relegare nella legalità, ma che si dota di tutte le armi che considera idonee. È una battaglia che conduciamo noi stessi, in modo autorganizzato e autonomo, senza partiti politici o organizzazioni ufficiali, senza politici eletti o in divenire.
Gli ultimi anni di lotta contro la maxi-prigione hanno visto un percorso disseminato di iniziative di lotta nei quartieri di Bruxelles (lontani dai riflettori dei media e dalla puzza delle istituzioni), di azioni dirette contro i responsabili di questo progetto (imprese di costruzione, architetti, ingegneri, politici, poliziotti, burocrati) e di sabotaggi ad ogni angolo della città e del Belgio. Incontrollabili, perché non conformi ai limiti imposti dal potere democratico, ingestibili, scaturendo dalla libera iniziativa che non obbedisce ad alcuna gerarchia, ingovernabili, nel rifiuto di qualsiasi dialogo col potere al fine di ricreare spazi di vero dialogo libero tra individui in lotta. Tre caratteristiche che non possono essere compatibili con alcun potere, e che per questo hanno il dolce sapore e l’orgoglioso incanto della libertà. Tre caratteristiche capaci di irrompere in tutti i conflitti sociali in corso, ovunque si delinei una linea di demarcazione tra il potere e i suoi oppositori, nella vita di ciascuno e ciascuna.
Tutto ciò va di traverso al potere. Non gli piace che lo si dica, che se ne parli, che si proponga, che si agisca in tal senso. Se solo qualche settimana fa i giornalisti versavano tonnellate di merda sulla lotta contro la maxi-prigione (quindi contro chiunque lotta in modo autorganizzato e autonomo contro il potere), mercoledì 10 giugno 2015 all’alba gli agenti federali sfondavano le porte di quattro abitazioni di compagni e del Passage, il locale di lotta contro la maxi-prigione ad Anderlecht, per perquisire e sequestrare le parole di rivolta che il potere non riesce a tollerare. Una repressione il cui obiettivo è chiaramente cercare di frenare questa lotta che riesce, con la parola e con gli atti, col volantino e col fuoco, con l’azione diretta e con l’attacco, di giorno e di notte, in tanti o in pochi, ad aprirsi un varco. Queste manovre della sbirraglia rispecchiano la repressione che costituisce il quotidiano di tutti gli indesiderabili a Bruxelles e nel mondo intero: dalle torture nei commissariati agli omicidi nelle prigioni, dai rifugiati annegati nel Mediterraneo alle persone esauste e morte di lavoro e asfissiate dalla merce.
Se il potere semina la paura per meglio controllare e regnare, «c’est reculer que d’être stationnaire (*)»: affermiamo allora la gioia di lottare liberamente, la fierezza delle idee che si oppongono alle loro opere morbose e la solidarietà tra coloro che bramano sempre il sogno di un mondo sbarazzato del potere. Continuiamo le ostilità contro tutto ciò che ci soffoca.
Nessun passo indietro:
attacchiamo la maxi-prigione,
i suoi costruttori e i suoi difensori!
Coraggio e determinazione a chi lotta contro il potere e per la libertà!
[giugno 2015]
* un verso della canzone “Le triomphe de l’anarchie” di Charles d’Avray (1878-1960): «stare immobili significa fare un passo indietro».

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