Mentre in Italia i mass-media si lamentano perché un paio d’ore di rabbia contro banche, negozi e automobili in un paio di strade di Milano avrebbero «distrutto la città», rovinando l’inaugurazione di un Expo dove i responsabili della fame del mondo — governi e multinazionali — si sono dati appuntamento per discutere su come combattere la fame nel mondo (suicidio collettivo delle classi dirigenti?), in Belgio i giornalisti hanno iniziato a loro volta a lanciare un allarme. All’inizio di questa settimana i loro lettori sono infatti venuti a sapere che «in questo momento, un gruppo particolarmente attivo semina il terrore a Bruxelles».
Bella scoperta, si dirà. Tutti sanno che la capitale belga ospita la sede del Parlamento Europeo. Da lì partono le leggi per controllare e reprimere e sfruttare. No, non è di questo che stanno parlando. Gli uomini di potere in giacca e cravatta sono buoni, seminano solo simpatia. Ah, ok, abbiamo capito. Si tratta della Nato, il cui quartier generale si trova anch’esso a Bruxelles. Da lì partono gli ordini di invadere e bombardare e massacrare. Macché, non è nemmeno di questo che stanno parlando. Gli uomini di potere in tuta mimetica sono buoni, seminano solo democrazia.
Macché, il problema è un altro, dicono, ben più temibile: «gli anarchici vogliono creare il panico in Belgio». Gente terribile, sapete. Protestano contro la costruzione di una maxi-prigione ad Haren (predisposta ad accogliere 1200 “ospiti”, la più grande del paese), e addirittura ce l’hanno «anche con la polizia ed altri simboli dello Stato». Gli inquirenti li sospettano di non elemosinare diritti cittadinisti e di non piantare patate zadiste, ma di essere gli autori di una lunga serie di azioni che da un paio d’anni colpiscono le ditte che si sono aggiudicate gli appalti per l’opera. Pare addirittura che si disinteressino di massaie e mamme col passeggino, ma siano solidali con diversi galeotti, fra cui i più noti rapinatori di banche del paese. E si dice che vogliano rendere i quartieri più caldi di Bruxelles «incontrollabili», non più tranquilli: anziché aprire mense o ambulatori popolari per sfamare e curare i poveri — che lo Stato mica può pensare a tutti, e bisogna pur dargli una mano! — osano aprire biblioteche sovversive e punti di incontro per i nemici delle prigioni. E diffondono in ogni maniera le proprie singolari idee anarchiche, anziché ripetere in coro quelle democratiche. E, come dei Franti, ridono alla notizia della morte di un secondino.
È contro queste canaglie così irriducibilmente differenti dalle persone dabbene che i giornalisti belgi stanno latrando, sguinzagliati dai loro padroni impegnati in una partita di caccia. È probabile che, prima o poi, si udiranno i primi spari. Si perderanno nell’ombra o raggiungeranno la preda? In Belgio, come in Italia, come nel resto del mondo, il partito dell’Ordine si sta mobilitando per farla finita con ogni anelito di libertà. Ma come insegnano gli ignoti sabotatori belgi: «dessine des cages, récolte notre rage».
[Finimondo.org, 6/5/15]