A fine febbraio 2015, lo Stato ha assoldato una ditta per installare delle reti attorno al terreno del futuro cantiere della maxi-prigione ad Haren, a nord di Bruxelles. Una ruspa ed alcuni operai, scortati dai poliziotti, hanno quindi cominciato a recintare il terreno per «predisporre i lavori al riparo dagli sguardi indiscreti dei curiosi». Un’altra impresa ha iniziato i lavori di demolizione di un vecchio sito industriale che si trova anch’esso sul terreno del futuro cantiere. Sono i segnali innegabili che il progetto della maxi-prigione avanza e che lo Stato intende aumentare la velocità per erigere la più grande galera del Belgio. È difficile non comprendere il suo messaggio allorché inizia… installando una recinzione per proteggersi e piazzando telecamere di videosorveglianza nella zona di Haren. La costruzione di questo carcere condurrà inevitabilmente alla militarizzazione dei dintorni.
Pronti
Se il consorzio Cafasso (di cui fanno parte le aziende Denys, VK Engineering, Buro II & Archi+I) dovrà aspettare fino a giugno per ottenere gli ultimi permessi necessari, lo Stato ci prepara nell’attesa qualche scherzo di cattivo gusto. Così, a marzo, ci sarà una «pubblica inchiesta» dove i cittadini sono pregati di dare la loro opinione sul progetto (chi può ancora credere a questo genere di trucchi?). In ogni caso, sarà poi tanto più facile intimare loro un «basta chiacchiere» e dipingere gli oppositori radicali come «estremisti» e «terroristi»… Lo Stato si prepara e vuole essere pronto per imporre a qualsiasi costo il suo progetto.
E noi, noi siamo pronti? Ciascuna e ciascuno tra noi, fra coloro che si battono contro questa maxi-prigione e il mondo che la produce, ha riflettuto su ciò che conta di fare per far fallire questo piano? Le possibilità sono diverse: dalle azioni contro i costruttori agli attacchi dei responsabili, dai blocchi della routine quotidiana alle manifestazioni selvagge, ecc.
Via
Ci sembra probabile che l’avvio del cantiere non si farà attendere molto. Cominceranno prima dell’estate? È possibile. È adesso e in ogni momento che bisogna martellarli e metter loro i bastoni fra le ruote. Ma quando cominceranno i lavori, piuttosto che farsi scoraggiare, intimidire e dichiararsi sconfitti, sarà l’occasione per fare nuovi passi in quella danza che è la lotta contro questo orrore. Quando le macchine e i costruttori arriveranno sul terreno di Haren, facciamo più rumore possibile nelle strade di Bruxelles, nei quartieri in cui abitiamo e lottiamo. Per lasciare un segno e fornire loro uno scorcio di quanto seguirà – come auspichiamo operando in questa direzione – nel corso della costruzione di questo orrore. Accendendo i fuochi della rivolta nei quartieri, mineremo i pilastri su cui poggia qualsiasi progetto dello Stato: la rassegnazione e la passività degli oppressi. Da qui partirà l’assalto per distruggere questa maxi-prigione.
PS: Le aziende che hanno cominciato a preparare il terreno ad Haren per la costruzione della maxi-prigione sono:
Van Kempen (lavori di demolizione, Anversa),
APB (bonifiche dall’amianto, Brabant)
Verbruggen Groep Mol (recinzioni, Anversa).
Senza tutti questi collaboratori, la maxi-prigione non potrà mai essere costruita. A buon intenditore…
[trad. da Ricochets, bollettino contro la maxi-prigione e il suo mondo, n. 4, marzo 2015]